Ennio Cavalli: viaggio nel nord Europa a bordo di un divano
lunedì, novembre 21st, 2011
Ennio Cavalli nel suo libro di viaggio Il divano del Nord (Feltrinelli Traveller) ci accompagna attraverso l’Islanda, la Danimarca, la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, suggerendoci l’idea che, spesso, li motivo di un viaggio è un semplice pretesto.
Pretesto significa, infatti, ragione, motivo apparente, e quindi falso, che nasconde una motivazione più profonda e veritiera. Nel caso di Ennio Cavalli il pretesto è un divano svedese, Svensksund, che, a suo dire, è una meraviglia a cui non è possibile rinunciare. Ma il suddetto divano è introvabile. Così sul filo rosso del divano svedese, Ennio Cavalli tesse il suo viaggio.
Solo quando oramai l’abbiamo accompagnato per un bel pezzo, lui stesso scopre che il divano era un pretesto nel vero senso della parola! Pretesto significa letteralmente tessere (tèxere) avanti (prae). E seguendo il suo divano, Ennio Cavalli riallaccia fili vicini e lontani facendoci intuire solo alla fine che tutto quel tessere-viaggiare nascondeva l’ossessione per un divano, figlia a sua volta dall’ossessione per la parola diwan, e, di conseguenza, per la parola e per la scrittura. Diwan, come gli ha insegnato Goethe, è una parola di origine persiana che designava i ministri a consiglio. E i ministri, per non darsi di gomito, adottarono come sedute delle ottomane, così diwan, più che le decisioni politiche prese, finì per identificare semplicemente le ottomane con ghirigori dorati, chissà perché poi!! E a causa dei poetici ghirigori dorati, diwan finì per svolgere il ruolo di titolo di una raccolta di poesie. E da qui a significare canzoniere lirico, e poi luogo di scrittura, lettura e d’incontro il passo del diwan fu breve.
Alla fine ne deduciamo che si può viaggiare con un buon libro stando anche comodamente seduti su un divano! Ed infatti il viaggio con Ennio Cavalli ci fa scoprire terre meravigliose e dettagli quotidiani come: i rubinetti islandesi all’acqua di gyser sulfureo, la marmellata pallida fatta con i mirtilli di mezzanotte, il museo del fallo che raccoglie le parti intime di balene e altri mammiferi, la gelosia islandese per le proprie parole nei confronti del dominatore inglese. Gelosia che, come ci svela Ennio Cavalli, li ha indotti a chiamare tulva il computer da tala (numero) e volva (profetessa). Ci appassioniamo persino alle saghe islandesi, e ai primi viaggi alla scoperta di Vinland, la terra del vino, che noi prosaici chiamiamo semplicemente America.
Seguendo il famoso divano, arriviamo fin sulle bocche dei vulcani e dei gyser islandesi. Ed Ennio Cavalli ci racconta che, in occasione della visita del re di Danimarca, uno di questi gyser, oramai spento, venne indotto al suo spettacolo di vapori con una carica di sapone. Il divertente aneddoto ci porta poi nelle vicinanze della montagna Lappone del ferro che non viene più estratto con gli esplosivi, ma spalmando una apposita crema. Insomma, questi nordici sembrano delicati con le loro terre come un uomo che si dedichi alla propria toilette di prima mattina!
Ennio Cavalli continua il suo viaggio nell’Ice Hotel lappone, nell’isola delle aringhe affumicate in Danimarca, sulla nave Vasa a Stoccolma, nella capitale norvegese e addirittura fin dentro al palazzo della premiazione dei Nobel.
E, dato che il divano è anche il luogo per eccellenza per uno spuntino, scopriamo le pietanze da evitare come: l’arkal islandese, squalo seppellito riesumato e servito in un apposito vasetto, la soppressata di interiora di pecore che, forse, non a caso gli islandesi chiamano slatur (carneficina), lo surstrÖmming, aringa fermentata che Ennio Cavalli definisce addirittura una cloaca a cielo aperto, il gietost, formaggio di capra norvegese color mattone livido…
Alla fine del viaggio descritto da Ennio Cavalli ti senti quasi pronto a partire per il Nord, stimolato dall’idea di un popolo, i finlandesi, che per indicare la mancanza parlano all’abbessivo. Vale a dire che per dire che si è senza un pretesto per partire, i finlandesi userebbero l’abbessivo! Ed in fondo l’abbessivo dovrebbe finire nella valigia di ogni viaggiatore! Al ritorno si potrebbe così controllare quali cose non necessitino più dell’abbessivo, e quali nuovi abbessivi siano stati stimolati dal viaggio così da infilarli in valigia in occasione del prossimo viaggio.