Cava dei Tirreni: i presepi di Zi Pasquale e Zi Vincenzo
sabato, gennaio 14th, 2012
Per chi ama il presepe una delle mete da non perdere è sicuramente Cava dei Tirreni. Qui, infatti, nel Duomo dedicato a San Francesco è possibile ammirare un fantastico presepe monumentale. Il percorso presepiale è incorniciato da un bel cielo a volta rigorosamente azzurro, e mentre si procede con la visita si è sempre accompagnati dal gorgoglio di copiose cascate di acqua. E’ quest’ultima a introdurti immediatamente, e anche piuttosto dolcemente, nel primo dei significati del presepe. Vi è tutta questa abbondanza di cascate perché l’acqua simboleggia sia il liquido amniotico che ci protegge nel ventre materno che il passaggio dalla vita alla morte.
Nei presepi di Cava dei Tirreni la religione e persino la natività sono in secondo piano, e i veri attori diventano i due possenti mantici che con il loro fiato dovevano riscaldare il bambinello. Si comincia, quindi, con il dare il ruolo di protagonisti al bue e all’asinello, notoriamente due animali piuttosto testardi che grazie a questa caratteristica dovettero mettere un grande impegno nella loro santa missione terrena. E’ infatti la vita, quella attiva e piena di lavoro di pastori, contadini, pescatori e poi ancora macellai, cestai, calzolai, fabbri, fornai, arrotini, cestai, cardatori e falegnami a essere la vera protagonista dei presepi di Cava dei Tirreni.
Per non parlare dei numerosi osti che imbandiscono le tavole con ogni ben di dio. E poi ancora i venditori di freselle rigorosamente impilate le une sulle altre, e i bottegai con file di formaggi e insaccati appesi alle travi e ai soffitti a farti venire l’acquolina in bocca perché sono talmente ben fatti da sembrare veri.
Le case e i pastorelli di Cava dei Tirreni rappresentano il meglio della tradizione del presepe napoletano di origine settecentesca, quando la fascinazione per la visita in città di una delegazione tunisina indusse i maestri del presepe a trasformare gli strambi visitatori in personaggi delle loro rappresentazioni. Così gli ambasciatori tunisi divennero dei musici. Insomma la registrazione della notorietà di fatti e personaggi attraverso la loro trasformazione in statuine del presepe ha origini molto lontane nel tempo, a testimonianza di quanto il presepe sia una cosa viva, sia pur composta di personaggi rigorosamente immobili. Anche se a Cava dei Tirreni scopri che neanche questo è poi tanto vero, perché uno dei presepi ha i personaggi tutti in movimento che stan lì a cardare la lana, arrostire pannocchie, allattare bambini, macellare carne, tagliare legna e chiedere l’elemosina.
Ma quello che impari visitando Cava dei Tirreni, dove per mostrarti queste meraviglie non ti chiedono nulla, se non una libera offerta, è che il presepe napoletano è la rappresentazione di un viaggio: quello che compiono gli uomini dalla nascita-partenza alla morte-meta. Perché insomma è ben un mistero quello della nascita del bambinello nella notte del 24 dicembre! Così il presepe napoletano finisce per sublimare entrambi i misteri: vita e morte. Tant’è vero che uno dei personaggi che compare più spesso nei presepi di Cava dei Tirreni è tal Benino, vale a dire il pastore dormiente. Già, perché oltre a nascita e morte noi umani ci ritroviamo alle prese quotidianamente con un altri due misteri: il sonno e il sogno. Nel meraviglioso presepe dell’Associazione Genesi 82 di Cava dei Tirreni c’è addirittura un cimitero, ed è esattamente da li che inizia il percorso, la cui tappa successiva è la locanda di Cicci Bacco. Insomma si finisce con il consolarsi in fretta, anche se il Cicci Bacco non è un personaggio casuale, ma sta a simboleggiare sia la futura trasformazione del vino in elemento eucaristico che il Carnevale, ultima festa prima della quaresima. E così via dicendo di simbolo in simbolo. Certo è che a rifletterci bene non poteva che essere tutto un simbolismo, in quanto il presepe è comunque espressione artistica di un popolo come quello napoletano. Nell’osteria, per esempio, ci sono due allegri giocatori di carte, allegoria in carne e ossa di sorella Morte e compagno Carnevale, chiamati familiarmente Zi Vincenzo e Zi Pasquale. E a quest’ultimo, vale a dire il Carnevale, si attribuivano addirittura poteri vaticinatori: al suo teschio, conservato al cimitero delle Fontanelle a Napoli, povere anime in pena chiedevano la grazia di qualche numero vincente per azzeccare un bel terno al lotto! Insomma qui a Cava dei Tirreni non si può non abbracciare questa consolatoria filosofia secondo la quale, prima di buttarsi tra le braccia di Zi Vicenzo, è meglio godere un pò dell’allegria di Zi Pasquale che, non a caso, si trovava pure lui alle Fontanelle, consolato nel passaggio verso l’aldilà dallo scrosciare dell’acqua.
La cosa più accattivante dei presepi di Cava dei Tirreni sono proprio i personaggi. Nessuno è anonimo nella sacra rappresentazione napoletana perché in fondo a essere riprodotto è un paese, un quartiere, un’intera città. Non ci si stupisce quindi che persino una semplice pastorella abbia la sua storia che è napoletana fino in fondo, o meglio corrisponde allo stereotipo di un popolo astutamente creativo, anche se in questo caso a fin di religioso bene. Questa pastorella di nome Stefania sembra ardesse dal desiderio di vedere il bambinello, ma, non essendo sposata, non fu ammessa alla grotta. Nonostante il divieto, Stefania non si arrese, e finse di essere incinta usando una pietra come pancione. La donna non aveva calcolato però di aver a che fare con una nascita prodigiosa; così al cospetto di Maria la pietra starnutì e nacque Stefano, di cui festeggiamo la nascita ogni 26 dicembre.
Alla fine dell’affascinante percorso presepiale di Cava dei Tirreni non si può non soffermarsi a ammirare la casupola dove un perfetto De Filippo è immortalato nell’atto di porti la famosa retorica domanda: te piace o’ presepe eh?!