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Visitare Salerno: la figlia minore di Napoli
domenica, gennaio 22nd, 2012
Non c’è un periodo dell’anno migliore rispetto a un altro per visitare Salerno, graziata da una posizione geografica che ne mitiga il clima e rende piacevoli le passeggiate nel vecchio centro storico. Se volete davvero visitare Salerno non potete, però, dimenticare la parentela con Napoli di cui sembra a tratti la figlia minore per via dell’intrigo di vicoletti che si aprono quasi di fronte al lungomare inerpicandosi fino al castello di Arechi. La piacevolezza dell’atmosfera cittadina quasi contrasta con la tradizione che ne fa derivare il nome dalla presenza di un certo numero di saline nel suo territorio. Contrasto che svanisce quando si considera la tradizione longobarda secondo cui per indicare l’inviolabilità di un ospite straniero bisognava offrirgli un tozzo di pane accompagnato da un pizzico di sale che si trasforma, dunque, in simbolo di amichevole accoglienza. E visitare Salerno consente proprio di tornare indietro al tempo dei Longobardi, alle cui preferenze estetiche è dedicato il quartiere dei Barbuti, così definito per via della tendenza longobarda a farsi crescere notevolmente la barba.
Visitare Salerno: la tradizione longobarda
E un longobardo, il re Arechi II, costruì il magnifico castello che domina la città, unico esempio di reggia longobarda in Italia. E vale davvero la pena visitarlo perché Arechi II non fu un re qualsiasi, ma si permise addirittura di rifiutare il suo appoggio al potente Carlo Magno che ne aveva sposata la cognata Desiderata per poi ripudiarla. Il famoso rifiuto di Arechi avvenne nella sala del Complesso Monumentale di San Pietro a Corte che si trova proprio nel cuore del quartiere dei Barbuti. E non fu certo cosa di poco conto, se si tiene presente che l’offesa subita da quella Desiderata, dal nome quanto mai poco propizio, la conosciamo davvero tutti per averne letto i patimenti nell’Adelchi di Alessandro Manzoni che la ribattezzò Ermengarda.
Strane e importanti storie si intrecciano, dunque, in quel di Salerno mentre ci si arrampica fino agli splendidi Giardini della Minerva, dove si coltivano le piante officinali che tanto lustro e fama hanno conferito alla Scuola medica di Salerno.
Visitare Salerno: il Duomo
Ma le sorprese che riserva al turista la città non sono finite qui, e, prima di una passeggiata sul lungomare, è bene fermarsi a visitare il Duomo, costruito sul modello dell’Abbazia di Desiderio a Cassino. L’ingresso al Duomo è costituito da un porticato con ben 28 colonne e l’interno della chiesa riserva la sorpresa di una magnifica cripta affrescata con la storia del martirio di San Matteo. E già, perché il duomo di Salerno custodisce le spoglie dell’apostolo Matteo, patrono della città, e quelle dei tre famosi martiri salernitani, Ante, Fortunato e Gaio. I tre per via della dolcezza dei tratti vengono simpaticamente definiti le tre sorelle di San Matteo, e nella cripta è conservata la colonna di marmo su cui vennero decapitati per ordine del re Diocleziano. Leggenda vuole che se si appoggia l’orecchio sulla colonna si possa sentire il mare del golfo salernitano. Beh, diciamo che bisogna essere dotati di un po’ della fede dei tre martiri per sentire davvero lo sciabordio delle acque marine.
Vistare Salerno: le Luci d’arista e la Fiera del Crocifisso
Da qualche tempo visitare Salerno è ancora più piacevole se lo si fa nel periodo compreso tra la fine di novembre e quella di gennaio, quando la città si veste delle migliaia di luci dell’iniziativa natalizia Luci d’artista. Le luci sono rese ancora più piacevoli dalla possibilità di sgranocchiare una croccante frittura di pesce avvolta in un cono di carta a forma di gelato detto cuoppo.
Se volete gustare il cuoppo nella sua veste più tradizionale, dovete visitare Salerno durante la Fiera del crocifisso che si svolge solitamente a marzo e riporta alla luce l’atmosfera magica della città. La fiera ricorda, infatti, una leggenda che coinvolge un mago alchimista salernitano, Pietro Barlario. Il poveretto, vissuto tra XI e il XII secolo, aveva due nipoti che morirono sul colpo dopo essere penetrati nel suo studio e aver dato uno sguardo ai suoi testi di negromanzia. L’uomo, pentitosi per le sue ardite sperimentazioni, corse nella Chieda dei Padri Olivetani, e pregò per tre giorni davanti a un crocifisso. Ora, leggenda vuole che al termine del tre giorni il crocifisso, custodito oggi nel Museo diocesano di Salerno, si mosse facendo un cenno di perdono con il capo. Il viaggiatore puo’ dare un’occhiata al famoso crocifisso e visitare Salerno proprio durante la fiera a lui dedicata, quando la città ritorna all’epoca del miracolo con taverne medievali e stand di antichi utensili e prodotti gastronomici.