Isola di Mykonos: uno scoglio nato dalla pietrificazione dei giganti del mare
giovedì, febbraio 23rd, 2012
L’isola di Mykonos è forse la più nota e affascinante oasi turistica dell’arcipelago delle Cicladi nel Mar Egeo. L’atmosfera è quella che probabilmente ci si è immaginati prima ancora di partire: mare cristallino, natura incontaminata e case di calce bianca abbellite dalle classiche persiane di legno azzurro. E mentre le osservi, quasi ti convinci che i greci debbano essere un popolo estremamente patriottico visto che riproducono in maniera così ossessiva i colori della loro bandiera.
In realtà, non vi è stato nessun rigoroso piano architettonico che abbia deciso forma e colore delle case dell’Isola di Mykonos, ma è stata la natura, non certo ospitale, a dettare legge. L’isola è da sempre letteralmente spazzata dal vento, e la distanza dalla costa rende molto complicato l’approvvigionamento di acqua. Così le case vengono costruite a forma di cubo e senza tetto. In questo modo, infatti, i canali di scolo raccolgono meglio l’acqua piovana.
L’accecante bianco della calce serve, invece, per proteggere gli interni dalla calura estiva, e chissà che il tocco di azzurro non sia stato scelto per portare un pizzico di allegria in questi luoghi che, prima dell’avvento del turismo di massa, non dovevano essere molto gioiosi.
Non appena si fuoriesce dal centro dell’isola, detto Chora, ti accoglie una natura piuttosto selvaggia e incontaminata. Proprio per via di questa particolarità del territorio, gli abitanti dell’Isola di Mykonos costruivano le proprie case l’una a ridosso dell’altra per sentirsi vicini e fare muro contro le numerose invasioni dei pirati. I contrabbandieri del mare si dirigevano in questi luoghi attratti forse dall’avventurosa idea di finire sull’isola nata dalla pietrificazione del corpo dei giganti sconfitti da Zeus nella famosa battaglia nelle acque del Mar Egeo. Ed è proprio Zeus il responsabile del successo turistico delle Cicladi che non sarebbero neppure esistite senza le sue scappatelle extraconiugali. Ad una di queste in particolare si deve la trasformazione di Delos in un luogo sacro e l’insediamento di una famiglia reale da cui discese Micono, responsabile dei natali dell’isola di Mykonos.
L’allegra divinità, poco attenta alla suscettibilità della sua consorte, pensò di moltiplicare la specie con la bella Leto, vittima dell’ira di Giunone che la bandì da qualsiasi luogo della terra. Così la poverina finì in quest’isoletta abitata da una quaglia, dietro le cui penne si nascondeva sua sorella Asteria. Già, perché Zeus non doveva badare molto ai legami di parentela, e aveva tentato di far sua anche la sorella di Leto, trasformata poi in una quaglia a causa di un ostinato rifiuto ad ogni tipo di divina avances. E proprio sull’isoletta in questione, Leto mise al mondo il Dio del Sole, Apollo, e sua sorella Artemide. Oggi Delos, il cui nome significa la chiara – la luminosa, è visitabile partendo proprio dall’isola di Mykonos. Ormai è completamente disabitata, e ha perso l’investitura sacra di cui godeva in passato, quando era addirittura vietato morirvi per estremo rispetto a quel Dio del Sole che da queste parti poteva solo nascere e mai tramontare.
L’isola di Mykonos: Chora la chiesa Panagia Paraportiani
Chora resta la zona più affascinante dell’isola, ed è percorribile solo a piedi attraverso l’intricato dedalo di strette stradine lastricate con grossi pietroni dalle larghe fughe in calce bianca. Se non si ci perde, ma anche se ci si perde, si finisce per arrivare sempre nei pressi della chiesa-tempio Panagia Paraportiani che significa letteralmente: “Chiesa di Nostra Signora della porta sul retro”. Porta che doveva essere piuttosto difficile da individuare perché la costruzione, risalente al XVI secolo, è composta da ben cinque differenti cappelle, tutte rigorosamente bianche. In realtà in questa confusione di ingressi, la porta sul retro non c’è più. O meglio la suddetta porta non apparteneva alla chiesa, ma alle mura della fortezza veneziana eretta durante la dominazione della famiglia Ghezzi che ha lasciato come souvenir del proprio governatorato una graziosa Little Venice. Il dono della Serenissima è costituito da un piccolo tratto di spiaggia puntellato da case molto colorate che poggiano su palafitte piantate nell’acqua. La piccola Venezia è conosciuta anche con il nome di Alefkandra, e, prima che fossero erette le tante case in stile neoclassico, le lavandaie usavano questo lembo di spiaggia per fare il loro bucato.
In questo punto dell’Isola di Mykonos sono state costruite ben dieci chiese, tra cui l’unica cattolica, Panagia Rodariou. Le costruzioni religiose si mescolano armoniosamente con i tanti piccoli ristoranti e localini all’aperto che conducono al punto più ventoso, dove sorgono i famosi mulini a vento simbolo dell’Isola di Mykonos. E prima di abbandonare questi luoghi non si può fare a meno di ammirare un rosso tramonto sul mare sotto le grandi pale di uno dei vecchi mulini!