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Anversa: la citta dei tagliatori di mani e diamanti
domenica, gennaio 29th, 2012
Se avete deciso di visitare il Belgio, Anversa è una delle tappe obbligatorie e non solo perché è la città di Rubens, ma soprattutto perché è la patria indiscussa dei diamanti.
Non appena si arriva nella bella stazione di Anversa ci si ritrova immediatamente immersi nel quartiere dei tagliatori di diamanti, detto la Gerusalemme del nord per l’altissima concentrazione di ebrei. Il quartiere, però, non è affatto luminoso e scintillante, anzi risulta piuttosto anonimo come se il taglio avvenisse in oscuri scantinanti, rischiarati soltanto dallo splendore delle preziose pietre!
Per rendersi effettivamente conto di quanto Anversa sia profondamente legata alle luccicanti pietre bisogna visitare il Museo del diamante, in Koiningin Astridplein, dove è possibile assistere anche alle operazioni di taglio. Ultimamente, il ricco quartiere ebraico è finito, però, nelle mani degli indiani gianisti. I nuovi monopolizzatori del mercato dei diamanti vivono in una zona vicino al parco Den Brandt, detta Little Bombay o anche Beverly Hills per via delle case trasudanti ricchezza.
L’architettura fiamminga di Anversa sembra ammantare questo mestiere di una patina di mistero, oggi ancora più fitto per via della religione di questi tagliatori. Il gianismo, infatti, è un credo molto pacifista che vieta di abbattere alberi e mangiare esseri viventi. Così i fedeli davvero fedeli girano addirittura con un mascherina davanti alla bocca per evitare di ingerire accidentalmente qualche moscerino. Questi tagliatori che potrebbero permettersi piatti da nababbi, mangiano cioè solo verdure e frutta non provenienti da piante dotate di radici. La rigorosità del loro credo gli preclude persino l’accesso a molti settori lavorativi, primo fra tutti l’agricoltura. E i gianisti finiscono quasi sempre per scegliere di impiegarsi in banche e gioiellerie, non cogliendo, forse, l‘intima contraddizione insita in questi mestieri a cui la pace nel mondo è debitrice di più di qualche scossone. Secondo molti, i gianisti avrebbero ripulito il mercato dei diamanti di Anversa in quanto il loro pacifismo impedirebbe la commercializzazione delle pietre insanguinate provenienti dall’Africa. Fatto sta che questi pacificamente festeggiano i loro matrimoni spendendo, nel caso di una famiglia tra le più note, ben 16 milioni di euro per un ricevimento con 4 mila ospiti a cui avranno offerto solo verdure senza radici, ammesso che ne esistano! In realtà gli indiani si sono solo riappropiati del loro mestiere, perché i diamanti giunsero a Anversa proprio dall’India, unica grande produttrice delle famose pietre fino all’Ottocento. E vi giunsero da Venezia, nel cui porto arrivavano le navi indiane cariche di merci. Chissà perché poi i veneziani non trattenevano le preziose pietre nei loro canali, ma le trasportavano fino a Bruges, dove un signore, Lodewijk van Berche, inventò il taglio del diamante tramite un altro diamante. E dalle parti di Anversa hanno pagato il loro tributo al signor van Berchen dedicandogli una statua vicino al distretto dei diamanti.
Probabilmente al di là del commercio in preziosi, il destino di Anversa era già indissolubilmente legato all’abilità nel taglio. Come dimostra la piazza principale della cittadina, Grote Market, al cui centro si erge la statua di Silvius Brabo, immortalato nella posa del discobolo. Peccato, però, che invece di lanciare un disco, l’uomo stia per lanciare una mano. Già, perché la leggenda vuole che Anversa fosse vessata dalla presenza del gigante Antigono che tagliava un braccio a tutti coloro che osavano attraversare il fiume cittadino, lo Schelda, senza pagargli il dazio. Solo il valoroso soldato romano Brabo, secondo alcuni figlio di Giulio Cesare, osò affrontare il mostro, e rendergli pan per focaccia spezzandogli il braccio. Da qui il nome fiammingo della città, Antwerpen, che significa letteralmente gettare la mano.
Anversa: la città di Rubens
Rubens si trasferì a Anversa nel 1589, finendo per influenzarne a tal punto la vita artistica e l’architettura da farla definire la città di Rubens. Oggi è possibile ammirare sia la casa, il Rubenshius, dove il celebre pittore visse tra il 1611 e il 1640 che la produzione artistica esposta nel Museo voor Schone Kunsten in cui, oltre alle sue opere come l’Adorazione dei magi, sono conservati anche i dipinti di Van Dyck, Tissot e Van Gogh.
Prima di lasciare Anversa, non si può fare meno di passeggiare lungo lo Schelda fino a arrivare al Castello Steen, costruito nel lontano 1200 e sede oggi di un museo marittimo. L’ingresso del castello è sorvegliato da un gigante in bronzo, a testimonianza che a Anversa necessitavano davvero di protezione, visto che la città è sempre stata un ricchissimo porto al punto che gli abitanti venivano chiamati sinijoren, dallo spagnolo senor – signore. Ma non lasciatevi influenzare dal passato della ricca Anversa perché in fondo la città è detta anche la Ville des biscuits, la città dei biscotti, in riferimento ai famosi koffiekoeken, croissant molto simili a quelli francesi. Attenzione, però, a prendergli senza pagarli, qui tutti ricordano e onorano il gesto compiuto da SIlvius Brabo!