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Castello d’If: la prigione de Il conte di Montecristo
sabato, dicembre 17th, 2011
Il Castello d’If è la più piccola, ma anche la più interessante delle isole dell’arcipelago Frioul. Si tratta di poco più di una roccia che spunta dal mare cristallino davanti a Marsiglia.
Più che un’isola il Castello d’If è una leggenda letteraria, uno strambo caso di una vera prigione resa immortale da un personaggio di carta, quell’Edmondo Dantès protagonista de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas. L’isola è raggiungibile tutti i giorni con un traghetto che parte dal vecchio porto di Marsiglia. E a chiamarla isola forse qualche vera isola storcerebbe il naso se l’avesse perché l’intero territorio calpestabile è occupato dalla prigione, di fronte alla quale c’è un piccolo bar di quelli in cui il tempo sembra essersi fermato. La prigione era inizialmente una fortezza in mezzo al mare, posta a veglia di Marsiglia da Francesco I nel 1516. Poi divenne una prigione per accogliere delinquenti e poco di buono. L’intera costruzione gira intorno a un cortile interno sul quale si affacciano diversi piani, muniti ciascuno di propria balaustra. E già la struttura ha la sua crudeltà : i poveri prigionieri si ritrovavano in celle circondate dal mare e con balaustre a cui non si sarebbero mai affacciati per respirare un po’ di aria fresca. L’ultimo piano ha una terrazza dalla quale si gode non solo di un panorama fantastico, ma anche di un fenomeno acustico che fa rimbombare la propria voce. Ed è lì che l’immaginazione comincia a volare, pensando a quanti prigionieri debbano essersi scambiati segreti messaggi in vista dell’organizzazione di improbabili evasioni.
Se si visita oggi il Castello d’If senza aver mai letto il romanzo di Dumas, si finisce per convincersi che questo conte di Montecristo deve essere esistito sul serio, anche perché il famoso scavo dal quale fuggì pare esserci per davvero. Già , perché il buco c’è, ma non è da lì che Dantès fuggi. Il coraggioso conte di Montecristo di Dumas evase chiuso nel sacco che doveva contenere il cadavere del suo vicino di cella, l’abate Faria. Ora, qui cominciano le anomalie e i rompicapi. La prigione deve la sua fama al suo detenuto più famoso che, però, non è mai esistito. La presunta cella di Montecristo viene religiosamente mostrata ai visitatori, invitati a soffermarsi persino sul famoso passaggio scavato per attuare il piano di evasione. La fuga di Dantès, però, come sappiamo non avvenne affatto attraverso quel passaggio. A questo punto potremmo anche ipotizzare l’esistenza di un vero Conte di Montecristo che fuggì dal Castello d’If tramite uno scavo nel muro, ispirando così il buon Dumas.
La verità , però, è che il conte di Montecristo ha finito per esistere sul serio solo dopo essere nato in un libro. Nel Castello d’If c’è una intera sala destinata alla fortuna di questo personaggio, e gironzolando tra le prove della sua presunta esistenza si scopre addirittura che a Cuba le lavoranti dei sigarifici ascoltano le avventure di Dantes mentre arrotolano i famosi cubani, evadendo così, anche loro, dal proprio lavoro quotidiano! Ma qui sorge un altro rompicapo: nel Castello d’If fu imprigionato davvero uno dei personaggi del romanzo di Dumas! Il misterioso abate responsabile della trasformazione e della fortuna di Dantes è realmente esistito, e si chiamava José Custodio Faria. E la sua storia è interessante quanto quella di Dantes, in quanto questo abate portoghese nativo di Goa non era un semplice religioso, ma un rivoluzionario che partecipò attivamente alla rivoluzione francese, praticò l’ipnotismo introducendolo per primo a Parigi, e si convinse che le teorie del mesmerismo e del sonno magnetico fossero giuste. Faria credeva cioè che l’influenza di un individuo su un altro potesse avere un potere curativo, e cominciò a parlare di suggestione e autosuggestione terapeutiche. Ora, forse per le sue teorie o forse per qualche oscura ragione politica legata al suo attivismo Faria finì nelle segrete del Castello d’If per un lunghissimo periodo, ben 14 anni. Come vi era stranamente entrato, stranamente Faria uscì dalla sua prigionia. E questo ci riporta al passaggio segreto della prigione, è inutile arrovellarsi quel passaggio non lo scavò neanche il vero Faria che non morì affatto ad If come, invece, accade nel romanzo.
In conclusione questa fortezza rompicapo che spunta dal mare conserva tutti i suoi segreti anche dopo esserci stati, esempio in pietra e cemento del potere di un personaggio di carta e inchiostro! Non ci resta a questo punto che provare a scoprire se nella vera isola di Montecristo nel mar di Toscana esista il palazzo sotterraneo in cui il conte si isolava dal resto del mondo!