Acitrezza: la residenza dei Ciclopi
Author: Rina Zamarra
Acitrezza porta ormai il marchio indelebile di quei Malavoglia che, per volontà di Verga, navigavano da queste parti con la loro sfortunata barchetta. Si finisce così con l’immaginarla come un luogo povero e desolato che, proprio perché tale, dovette ispirare la triste epopea ideata dallo scrittore siciliano.
Acitrezza, invece, è un posto solare, dove più che l’ostilità del mare se ne percepisce la bellezza. Lo specchio d’acqua che lambisce la costa ospita persino dei faraglioni simili a quelli della mondana Capri. Si tratta dei tre famosi pizzi da cui si dice derivi il nome del paese, sempre se non si voglia dar credito alla versione della treccia o trezza. Gli scogli di Acitrezza sono, infatti, talmente intrecciati da sembrare una lunga e sinuosa treccia di rocce.
Osservando la bellezza di questa terra, quasi quasi si pensa che Verga deve aver fatto un torto a Acitrezza, come i vacanzieri discotecari e nottambuli lo fanno, forse, a Ibiza e Formentera!
Anche perché esiste una terza versione sulle origini del nome Acitrezza che, invece, di indicare some simbolo del luogo la lotta quotidiana dei miseri pescatori occupati a tessere le proprie trezze (reti), prende a modello l’allegra condotta di una furba locandiera, detta Latrezza, che, nottetempo, ripuliva le tasche degli ospiti del suo piccolo albergo.
Acitrezza e Polifemo
In realtà, anticamente Acitrezza era la terra dei Ciclopi. Polifemo stesso lavorava all’interno della bocca dell’Etna per forgiare le armi del Dio Vulcano. Potrebbe essere, dunque, la triste vicenda del gigante con un occhio solo ad aver ispirato Verga? Il poveraccio, infatti, tentò invano di colpire il fuggitivo Ulisse tirando dietro alla sua nave degli enormi massi. Ma il suo gesto di rabbia non servì a nulla, se non a far nascere le meravigliose Isole dei Ciclopi. E se un racconto mitologico non convince il turista scettico, basta osservare queste isole rocciose per rendersi conto che la loro forma è quella di un ammasso di pietre scagliate inutilmente incontro al vento! O forse sarà stata la vicenda del povero pastorello Aci a incatenare la fantasia di Verga? Proprio sulle spiagge di Acitrezza, il suddetto Aci concedeva amorosi appuntamenti alla ninfa Galatea, talmente bella che persino l’unico occhio di Polifemo non poté fare a meno di accorgersene. Il ciclope allora pensò bene di farle qualche avançes, convinto che il suo ruolo e la sua posizione potessero piegare la volontà della ninfa.
Per amore di Aci, però, Galatea rifiutò le profferte di Polifemo. Così, il ciclope che doveva avere sempre qualche masso nel manico ne scagliò uno per colpire il pastorello. Le lacrime versate dalla disperata ninfa sul corpo esanime del suo amato mossero a pietà gli dei. Questi, infatti, lo trasformarono in un fiume che, sgorgando dall’Etna, andava a morire proprio nel tratto di mare dove i due innamorati solevano incontrarsi. Dopo aver ascoltato la storia dei due sfortunati amanti, Acitrezza si allontana sempre più dai Malavoglia per diventare addirittura un luogo di amoroso incanto. A questo punto, è il caso che il turista smetta di cercare le tracce dei pescatori di Verga per fare un bel tuffo in acqua.
Acitrezza: ad ogni scoglio il suo nome
Ad Acitrezza il nuotatore/nuotatrice più accorto può scegliere il proprio approdo roccioso in base alla buona o cattiva considerazione che ha del proprio aspetto fisico o alla maggiore o minore stanchezza da cui è afflito. I promontori che si ergono di fronte al lungomare dei Ciclopi portano, infatti, i divertenti nomi di scoglio delle cozze e letto della zita (sposa), così definito perché molto comodo per una sosta e un sonnellino sotto il sole. E qui il turista indolente può davvero sbizzarrirsi alla ricerca di un angolo di pietra su cui riposare, dato che ne esiste uno dall’invitante nome di scoglio poltrona! Quest’ultimo fa parte del gruppo detto Pietrazze, composto da speroni di roccia in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, dallo scoglio dell’amore a quello dei tuffi, da quello delle onde fino a quello riservato ai più spregiudicati e temerari detto del pirata! Alle spalle poi dell’isola Lachea sorge lo scoglio del Monaco che sta li a nascondersi vuoi perché si ritira nelle pratiche religiose, vuoi perché la tradizione gli attribuisce sempre atti licenziosi da compiere in gran segreto. Oppure semplicemente perché il Monaco fa coppia con l’Eremita, una sorta di dimora scavata nella roccia in cui pare si isolò San Giovanni l’Anacoreta, divenuto successivamente patrono di Acitrezza. E se si è procinto di programmare un viaggio fino a questo remoto borgo sicialiano, non sarebbe una cattiva idea scegliere il 24 giugno (festa di San Giovanni). Durante le celebrazioni per il patrono, infatti, viene inscenata la pesca del pesce spada, detta u pisci a mari, con un teatrante ad impersonare il simpatico ruolo del pesce da catturare!
Per i Faraglioni, invece, non c’è stato grande sforzo creativo. Così ad Acitrezza li hanno chiamati semplicemente: faraglione grande, piccolo e di mezzo.
Se poi ci si stanca facilmente del mare, si può tornare nella piazza principale di Acitrezza, intitolata a Verga, e proseguire fino a raggiungere la Casa del Nespolo, trasformata oggi in un museo.
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