Visitare Atene: la città intitolata alla dea nata dalla testa di Giove
Author: Rina Zamarra
Per visitare Atene bisogna lasciare la propria razionalità sul comodino accanto alla lampada da notte, e scegliere di credere agli Dei dell’Olimpo e alle loro strane storie. La città deve il suo nome alla dea Atena che nacque addirittura dalla testa di Giove, invertendo così il normale corso dell’esistenza che vuole che i figli procurino rompicapi ed emicranie ai genitori solo dopo esser venuti al mondo. Nel caso della povera Atena poi le leggi di natura infrante sono addirittura due: la mamma è il padre!
E tutto questo, forse, semplicemente per via di un nome: la vera madre della dea era, infatti, Metis che significa pensiero, per cui doppio grattacapo per il marito e padre Zeus. Così il capo di tutti gli dei, vittima anche di una premonizione che vedeva la figlia nel ruolo di usurpatrice del suo trono, decise di risolvere la questione semplicemente inghiottendo la consorte. Metis, però, non doveva essere di facile digestione, e provocò una tale pesantezza mentale al marito da indurlo a farsi aprire la testa da Vulcano. Fu così che nacque Atena, già bella e pronta con lancia e scudo. La sua nascita, detta partogenesi, è stata celebrata in uno dei simboli della città: il Partenone.
Il tempio dorico dedicato alla dea della guerra e della saggezza domina Atene dall’alto del monte dell’Acropoli, conservando ancora oggi tutta la sua imponenza. La statua d’oro di Atena alta ben 11 metri non c’è più, ma la particolare forma delle colonne contribuisce alla magia del monumento. Queste sono, infatti, leggermente incurvate e di dimensioni maggiori nelle file più esterne; osservando, dunque, il Partenone si ha quasi l’impressione che si protenda verso l’alto in una sorta di partogenesi con il cielo.
Nell’area che lo circonda si possono ammirare: il Tempio di Atena Nike, il Teatro di Dioniso e quello di Erode Attico. E, già che ci si trova da queste parti, merita una capatina anche il Museo dell’Acropoli che contiene alcune delle cariatidi originali dell’Eretteo – tempio ateniese secondo per importanza solo al Partenone – e un certo numero di resti archeologici che i greci riuscirono faticosamente a salvare dall’opera pia del Napoleone inglese, tale Lord Elgin. Questo mecenate, mosso dal nobile intento di fare apprezzare le bellezze classiche ai suoi connazionali, pensò bene di portarsene a casa un campione dimostrativo. A un certo punto, però, la sua passione per l’arte dovette trasformarsi in mania di collezionismo, e in un solo colpo riempì 48 casse! Anche se a onor del vero la sua prima intenzione era semplicemente quella di far riprodurre i monumenti ateniesi in una serie di ritratti commissionati a un pittore italiano. Quest’ultimo per vent’anni stette li a rappresentare classicità, e poi finì anche lui per darsi ai traffici di cariatidi, fregi e pannelli. Per chi fosse interessato a vedere queste meraviglie, visitare Atene non basta bisogna cambiare totalmente rotta e dirigersi verso il British Museum di Londra.
Abbandonata l’atmosfera olimpica, si può continuare a visitare Atene partendo dal quartiere della Plaka, invaso da bancarelle di spezie, ristoranti e vivaci ritrovi fino ad arrivare a piazza Monastiraki, famosa per il mercatino delle pulci. Poco lontano dalla piazza sorgono le due cattedrali di Atene: Mikri Metropoli (la piccola) e Megali Metropoli (la grande). Di fronte alla piazza della cattedrale, Platea Mitropoleos, ci si imbatte in una moschea che deve il suo nome al governatore cittadino Tsistarakis che la fece costruire nel 1700. Ora la moschea ci riporta dritti dritti verso Zeus. Pare che per costruirla il poco avveduto governatore fece distruggere le colonne del tempio del padre/madre di Atena; colonne che si reggevano in piedi per via di un incantesimo dal quale dipese l’epidemia scoppiata dopo la loro demolizione. Insomma, sembra che questi Dei non abbiano poi portato molta fortuna alla bella capitale della Grecia. Sarà anche perché Atena venne preferita a Poseidone, suo contendente al titolo di protettore della città, solo per aver donato al suo popolo l’ulivo. Chissà che Atene non avrebbe potuto avere miglior fortuna se si fosse scelto il nobile dono di Poseidone: il cavallo!
Comments are closed.