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Galatina: la città dallo sputo guaritore!
mercoledì, settembre 4th, 2013
Un tour nel Salento che si rispetti deve prevedere una sosta a Galatina, la città che ha messo d’accordo greci e latini accettando le influenze culturali di entrambi. Nello stemma cittadino, infatti, convivono pacificamente le chiavi papali e la civetta cara alla dea Atena.
Sembra quasi che, anche in un remotissimo passato, Galatina dovesse far parte di qualche tour obbligato di tutto rispetto perché ci passarono due personaggi più che illustri, vale a dire San Pietro, autore della conversione al cristianesimo della popolazione locale, e San Paolo. Ai due santi è dedicata l’omonima chiesa madre nella bella piazza con bar e caffè all’aperto.
La chiesa in stile tardo barocco è realizzata in pietra leccese bianca, come gli antichi palazzi e le stradine che si rincorrono per tutta la città creando un vero e proprio percorso a tappe. E, se si sta attenti, ad ogni passo ci si imbatte in una chiesetta o in un meraviglioso palazzo storico.
A poca distanza dalla chiesa madre, si possono visitare la Cappella di San Paolo, dove i tarantolati chiedevano la grazia, e il pozzo dell’acqua santa.
Quando le vittime della tarantola venivano morse dal terribile ragno, accorrevano al pozzo e bevevano un sorso d’acqua santa oppure si sottoponevano generosamente a uno sputo guaritore. Fu San Paolo a concedere allo sputo questo potere salvifico, nobilitandolo e privandolo di quell’alone di segno di disprezzo e/o di eccessiva e inutile salivazione di cui si desidera semplicemente liberarsi.
Galatina e il tarantismo
Prima di morire le due famose guaritrici e proprietarie del pozzo, le sorelle Farina, tramandarono la loro arte a tutte le future generazioni sputando nel pozzo, che si trova in una corte accanto alla cappella di San Paolo. A testimonianza della storicità dello sputo guaritore vi è persino un dipinto restaurato di recente e conservato nella cappella
Ora, forse un dipinto non è proprio una prova inconfutabile e lo si potrebbe quasi considerare una sorta di testimonianza in forma di immagini di una leggenda popolare, a meno che non si voglia credere ai Sanpaolari. Questi ultimi erano dei cittadini maltesi nati nella notte del 29 giugno e destinatari di un dono di San Paolo, che gli conferì la capacità di guarire le vittime dei morsi di serpenti, ragni e scorpioni.
Tale capacità era stata concessa a causa di un episodio di cui fu protagonista San Paolo stesso durante la sua famosa sosta a Malta.
Il santo fu morso da una vipera senza però riportarne alcuna conseguenza, se non la decisione di liberare l’isola da tutti i serpenti. Purtroppo, quindi, il potere dei sanpaolari non poteva essere messo in pratica perché sull’isola non c’erano più serpenti dal morso facile!
I guaritori però non si diedero per vinti e si diffusero ovunque, anche fuori dai confini di Malta. E, se proprio si volesse fare i pignoli, non è detto che l’immunità dal veleno non la possedessero davvero o non l’avessero ottenuta per mitridatazione: vale a dire per lenta esposizione al veleno. Fu proprio così che fece il re Mitridate, a cui si deve il nome di questa pratica. Il suddetto re, infatti, temendo di essere avvelenato, ne assunse a dosi regolari per rendersene immune. E, purtroppo per lui, l’esperimento diede il frutto sperato al punto che, quando si ritrovò preso dall’ardente desiderio di finire i suoi giorni, dovette farlo in maniera sanguinaria utilizzando una spada!
Gli appassionati di tarantismo possono visitare il museo di Galatina con le foto raccolte dall’antropologo Ernesto De Martino. Le fotografie testimoniano proprio le guarigioni avvenute tramite la pizzica. La sensibilità di questo animale per la musica consentiva, infatti, di liberare le vittime dalla possessione tramite l’individuazione della giusta melodia.
Le prede favorite del ragno ballerino pare fossero soprattutto le donne che, a Galatina, avevano una illustre rappresentante: la regina Maria D’Enghien.
E Maria probabilmente avrebbe fatto arretrate persino la tarantola! Fu lei infatti ad indossare l’armatura e a proteggere Lecce dall’invasione del re di Napoli, Ladislao. La regina guerriera, però, temendo che i francesi non arrivassero in tempo per darle il sostegno promesso e preferendo assicurare il trono ai suoi figli, finì per accettare il matrimonio con il re napoletano. Maria non poteva immaginare che Ladislao era più velenoso di una tarantola e che l’avrebbe rinchiusa in una torre in compagnia di una nutrita schiera di belle amanti.
Alla morte di Ladislao, si prese la giusta rivincita e tornò in Puglia, dove si dedicò ad una serie di opere, tra cui la prosecuzione dei lavori della Chiesa di Santa Caterina con il suo magnifico rosone e le pareti interne completamente affrescate.
La splendida chiesa in stile romanico pugliese è dedicata al suo primo marito, Raimondo Orsini del Balzo, a cui si deve l’iniziativa della costruzione del monumento alla fine del 1300.