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Torre dell’orologio di Venezia: la città dà i numeri
martedì, marzo 13th, 2012
La torre dell’orologio di Venezia veglia sulla cittadina da ben cinquecento anni scandendone il tempo con assoluta precisione da un angolo di Piazza San Marco. Fino al 1998 i cinque strettissimi piani della torre erano occupati, oltre che dal meccanismo dell’orologio, anche da un custode che divideva le sue stanze con i rintocchi dei mori. Le due statue che sovrastano la torre dell’orologio di Venezia, e che forse mori non sono ma vennero così definiti per la scura patina bronzea che li ricopre, battono un colpo ciascuno ogni cinque minuti. Il che vuol dire che il povero guardiano subiva ogni ora ben 24 rintocchi che in una giornata fanno 264 assordanti colpi. A mezzogiorno e a mezzanotte i due rumorosi e infaticabili mori vengono accompagnati anche dalla meridiana. Per assicurarsi che si abbia ben presente il trascorrere del tempo, la diffidente meridiana riesegue i 132 colpi effettuati da ciascun moro nelle 11 ore precedenti. Il che vuol dire che il povero guardiano e famiglia si ascoltavano 528 rintocchi al dì che moltiplicati per 365 giorni fanno 192.720 colpi. E che Venezia sia sempre stata una città dalla radicata anima commerciale dove il tempo è necessariamente denaro, nessuno deve averlo compreso meglio del guardiano!
Oggi la torre dell’orologio di Venezia è visitabile con una guida. Si può così dare un’occhiata al complicato meccanismo perfezionato dall’autodidatta Bartolomeo Farracina. A soli nove anni, l’uomo, figlio di modesti barcaioli, invece di giocare con gli amici, costruiva macchinari che sfruttavano la forza del vento. E proprio al Ferracina si deve la presenza dei Re Magi che fanno capolino dalla torre solo il giorno dell’Epifania, scalzando per un momento il meccanismo dei giorni. E non si presentano neanche da soli, ma in compagnia di un angelo protagonista anche della Festa della Sensa, festa dell’ascensione, che è una sorta di matrimonio con il mare. La celebrazione è stata ripristinata nel 1994 e prevede che tutti i mezzi d’acqua cittadini assistano al lancio in mare di un anello con cui Venezia si sposa con la laguna. E la città impone il proprio predominio sul mare con un’apposita formula matrimoniale quasi fosse un marito veccho stampo; ma come ogni marito di ogni epoca sa perfettamente non c’è formula che tenga quando la moglie è infuriata o la laguna ingrossata!
Il meccanismo della torre dell’orologio di Venezia non è rimasto lo stesso dal 1499, ma ha subito diversi restauri commissionati per mantenerne inalterato il funzionamento. L’ultimo è stato completato nel 2006. Ed è molto interessate osservare le ruote dentate, il sistema di contrappesi e le grosse tambure (pannelli) di 80 centimetri con l’indicazione dei numeri romani per i giorni. Alla fine del percorso si arriva sulla terrazza dove campeggiano i mori e la campana, e da cui si gode di un panorama mozzafiato della laguna.
Torre dell’orologio di Venezia: la terrazza che domina campanili e calli
La visita alla torre dell’orologio di Venezia e gli infiniti rintocchi aguzzano inevitabilmente certe capacità di calcolo: dalla terrazza, infatti, si notano tantissime torre e campanili. Se ne contano addirittura 178, costruiti come dei fari rudimentali per lanciare messaggi di avvertimento alle navi presenti in laguna in tempo di guerra.
Tutta la pioggia di rintocchi provenienti dalla torre dell’orologio di Venezia rimanda come in un’equazione matematica all’intricato sistema viario cittadino. Anche se a dirla tutta a Venezia le vie non esistono neppure, sostituite da calli, salizada, rami, fondamenta, ruga e rio. E se non ci si perde in questo ingarbugliato dedalo o non si rimane incastrati dalle parti di Calle Varisco, viuzza che all’altezza del torace misura appena 53 centimetri, si scoprono i tanti nizioleti con i nomi delle strade. A Venezia, infatti, i nomi delle vie si scrivono sui lenzuoli! Il termine nizioleti significa proprio lenzuolo, e lo si attribuì ai cartelli delle vie perché venivano dipinti con un veneziano italianizzato direttamente sui muri degli edifici all’interno di riquadro con fondo bianco. Molti oggi sono quasi illeggibili o danneggiati dal tempo; per fortuna, però, nel 2011, qualcuno ha pensato di procedere al restauro. E non si tratta come si potrebbe immaginare di un consesso di pittori, di architetti, di urbanisti o di artisti, ma di Louis Vitton! La raffinata casa di moda francese dominata dalla mania di imprimere ovunque le proprie iniziali si troverà così alle prese con nomi di calli e salizada come: il calle dei tagliacalze, in onore ai sarti che cucivan le braghe; il ponte delle tette, dove la legge prescriveva che le neomamme alle prese con l’allattamento dovessero mostrare il petto alle finestre per distogliere gli uomini dal commettere peccato di sodomia, e il rio dell’acqua dolce. Quest’ultimo deve il suo nome ai venditori al minuto di acqua che da queste parti pare fosse un mestiere remunerativo al pari di quello dell’oste. Per proteggersi così da invidie e ritorsioni, gli acquaioli si scelsero come protettore quel San Costanzo capace di far ardere le lampade senza olio, ma con semplice acqua. Potete ritrovare tutta l’interessante e divertente toponomastica delle vie cittadine nel testo Curiosità Veneziane, scritto da Giuseppe Tassini nell’Ottocento. E se non avete il tempo e la voglia di perdervi nel labirinto delle strade e dei calli, è possibile abbracciarli tutti con lo sguardo proprio dalla terrazza della torre dell’orologio di Venezia.