Isola di Torcello: dove il diavolo aspetta ancora la sua ricompensa
Author: Rina Zamarra
L’isola di Torcello è in assoluto il fazzoletto di terra calpestato dal numero più ingente di star, letterati, pittori, registi e uomini di stato. Nessuno dei suoi visitatori ha, dunque, temuto di attraversare il Ponte del Diavolo che un tempo congiungeva la parte abitata a quella coltivata a ortaggi. E tutti hanno trascorso giornate felici nella Locanda Cipriani, resa celebre da Hemingway che gli dedicò alcune pagine del suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, scritto proprio nell’isola di Torcello nel 1954.
Nei lontani anni Cinquanta gli abitanti dell’isola si ritrovarono addirittura a dividere la banchina con un inglese illustre, tale Winston Churchill, intento a dipingere la laguna, avvolta spesso da una sottile e malinconica nebbia. Il grande statista inglese dovette fidarsi del gusto di un’altra sua illustre conterranea, tale Elisabetta II, ospite per ben due volte nella famosa locanda. I due furono imitati da una serie di non comuni mortali, tra cui: Sandro Pertini, Charlie Chaplin, Jacques Chirac, Roberto Rossellini, Marc Chagall, Paul Newman, Steven Spielberg, Jean Cocteau e molti altri ancora.
Eppure l’isola di Torcello è attraversata da un’unica strada che in pochi minuti conduce dalla banchina alla piazza principale. Ed è abitata da pochissimi fedeli cittadini che si contendono l’attaccamento alla loro isola con gli alberi di carrubo piantati ai lati della via, e capaci di radicarsi nello stesso terreno per ben 500 anni.
La verità è che l’isola di Torcello ha un fascino particolare e misterioso, difficile da penetrare se non ci si è stati almeno una volta. In fondo il suo nome per alcuni starebbe ad indicare l’unione di cielo e terra tor-cello, per altri deriverebbe dal vocabolo latino dorceum, isolotto paludoso emerso. Secondo altri ancora Torcello sarebbe il nome di una delle porte della città romana di Altino, i cui abitanti popolarono per primi questo territorio. Fatto sta che l’isola di Torcello sembra un po’ emersa dal nulla, un posto per gente che, pur di avere tutto, potrebbe anche stringere un patto con il proprio personalissimo diavolo.
Una leggenda narra, infatti, che il ponte del diavolo debba il suo nome a una fanciulla, a un giovanotto e alla loro contrastata unione. L’amoroso legame fu reso impossibile dall’assassinio del giovane ad opera della famiglia di lei. Così la fanciulla si rivolse a una maga, e per rivedere l’amato promise l’anima di ben sette bambini al diavolo. Proprio il ponte dell’isola di Torcello era il luogo fissato per il baratto. I due giovani riuscirono però a gabbare il demonio e a fuggire insieme. Ancora oggi il povero re degli inferi sorveglia ogni notte il ponte in attesa della sua ricompensa. E chissà che i tanti potenti passati da queste parti non fossero a conoscenza del fatto che nell’isola di Torcello un diavolo aspettava pazientemente qualche anima con cui stringere un patto! E chissà se lo sapeva quell’Attila devastatore a cui è intitolato il trono in pietra che si trova nella piazza dell’Isola, e sul quale sembra che il re degli Unni non si sia mai seduto. Ma lui sicuramente aveva un tributo troppo alto da pagare per poter attraversare impunito il famoso ponte, e raggiungere così il maestoso seggio.
E in fondo che l’isola di Torcello conservi un fascino misterioso lo si percepisce anche nella bella Cattedrale di Santa Maria Assunta, costruita nel lontano 639. La parete dell’ingresso è affrescata con le scene di un giudizio universale di scuola veneto-bizantina, risalente al XI-XII secolo. Anche questo affresco sta a li a ricordare al visitatore che per poter raggiungere il paradiso bisogna esser prima giudicati. Un riquadro dell’affresco raffigura, infatti, un angelo alle prese con la pesatura delle anime, quella che i greci chiamavano psicostasia. Nell’isola di Torcello, però, per colpa di quel debito non saldato, la bilancia è truccata. Una serie di diavoletti cercano cioè di far pendere la bilancia dalla loro parte nel tentativo di condannare le anime ad una sosta all’inferno. Per essere ammessi al paradiso, i piatti della bilancia dovrebbero rimanere simmetrici, anche quando su uno dei due viene posto il cuore del trapassato! Insomma, sembra proprio che l’atmosfera dell’isola di Torcello induca a soppesar se stessi sui piatti di quella bilancia. Sarà, dunque, per la sua atmosfera meditativa e di raccoglimento che l’isola è stata meta delle vacanze di tanti personaggi illustri? E questi saranno tornati alle loro vite più saggi e più buoni? Oppure ancora più carichi di qualche promessa non mantenuta la cui ricompensa è oggetto di lunghe e pazienti attese ai piedi del ponte del Diavolo (?)!
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