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Isola di Burano: un merletto di colori
domenica, febbraio 12th, 2012
L’isola di Burano è forse la miglior rappresentazione dello spirito carnevalesco di Venezia. La prima cosa che si nota sbarcandoci sono, infatti, i colori sgargianti delle case che, imitando il costume di Arlecchino, vanno dal verde pisello al lilla, dal giallo all’azzurro fino al rosso. I pescatori dell’isola di Burano dipinsero in questo modo le loro dimore per poterle adocchiare facilmente anche da lontano. E non certo per nostalgia, ché chi è abituato alla vita di mare soffre quella sulla terraferma, ma perché l’isola è spesso avvolta dalla nebbia, e i colori vivaci servivano per individuare con certezza la propria abitazione senza rischiare d’infilarsi in casa d’altri. Il che la dice lunga su quanto durava la vita casalinga dei suddetti pescatori, i quali semplicemente passando da un campiello all’altro avevano la possibilità di cambiar isola, e ritornare così navigatori sulla terra ferma.
Burano, infatti, è costituita da quatto isolette collegate tra loro da un ponte e raccolte intorno alla piazza principale, dove troneggia la statua del cittadino più famoso: il compositore Baldassarre Galuppi, a cui la vivacità del luogo dovette ispirare la passione per l’opera buffa.
E persino il campanile isolano sembra essersi adeguato alle stravaganze architettoniche che lo circondano perché, a causa di un cedimento del terreno, si è inclinato di circa 1,83 metri diventando ufficialmente il Campanile Storto.
Nell’isola di Burano lo spirito contraddittorio del carnevale la fa davvero da padrone, e, invece, di vogar seduti lo fanno all’impiedi secondo la modalità usata un tempo dai pescatori per trasportare il pesce nel capoluogo lagunare. E sarà perché in fondo gli isolani si sentono sempre un po’ diversi dai continentali, che i buranelli hanno anche una loro regata per gondole a due remi che si svolge ogni terza domenica di settembre.
Isola di Burano: l’arte del merletto
Una volta arrivati nell’isola di Burano non si può fare a meno di vistare il Museo del Merletto, diventato oggi un prodotto raffinato e elegante dal costo non sempre abbordabile. Eppure, il merletto di Burano è nato ispirandosi alle semplici reti dei pescatori, e ha avuto il suo periodo d’oro quando la pesca visse un momentaccio di crisi. E, secondo la leggenda, fu persino un pescatore a ispirare il punto tipico delle merlettaie buranelle, detto punto in aria per via di quei fili impalpabili che si intrecciano in aeree trame. Si racconta che il suddetto pescatore fosse addirittura un degno rivale di Ulisse, capace di gareggiare con questi in forza di volontà. Se Ulisse, infatti, dovette ricorrere all’astuzia di farsi legare come un salame per resistere al canto delle sirene, al pescatore bastò semplicemente evocare l’immagine dell’amata per rimanere fermo nel suo proposito. Le sirene, impressionate da tanta fedeltà, batterono con il corpo-pinna sui fianchi della nave alzando una nuvola di spuma che si trasformò in un velo da sposa. La fidanzata del coraggioso pescatore, fiera della di lui amorosa costanza, trasformò il prezioso dono nel primo merletto di Burano.
Visitando il museo si scopre che i merletti delle buranelle ebbero un tale successo da finire al collo di Luigi XIV proprio nel giorno della sua incoronazione. I francesi provarono così a rubare il segreto della sua lavorazione, invitando molte merlettaie dell’isola di Burano in terra transalpina. Così, paradossalmente, il punto in aria che riproduceva la colorata leggerezza di questo pugno di case immerse nella laguna si trasformò in point de France, e tentò di far concorrenza all’italica produzione.
E se non fosse stato per la passione di una contessa, Adriana Marcello e per la bravura di una merlettaia ottantenne quasi cieca, Vincenza Memo, il merletto non sarebbe sopravvissuto né all’offensiva francese, né a quella del cambio delle mode. Alla nobildonna si deve la nascita della scuola del Merletto, dove le isolane imparavano l’arte della Memo, detta Cencia Scarpariola per l’abilità forse nel maneggiar cenci facendo le scarpe alle altre rivali merlettaie (?)!
Dal 1972 la Scuola non esiste più, ma nella piazza principale dell’Isola di Burano il merletto a punto in aria fa la sua bella figura esposto nei negozi e trasformato in centrotavole, centrini, asciugamani e tovaglie. E la dimostrazione che le merlettaie buranelle non hanno mai pensato di poter essere superate dall’abilità dalle artigiane francesi è nel fatto che si sono scelte un patrono di nazionalità gallica: San Martino. Al santo, vescovo di Tours, è dedicata la chiesa principale dell’isola, in cui è custodito il capolavoro di Giambattista Tiepolo La crocifissione (1770).