Ricette tedesche: a tavola con il signor Johann Wolfgang Goethe
domenica, novembre 13th, 2011
Le ricette tedesche e Goethe? La gastronomia d’oltralpe e lo scrittore di romanzi come “I dolori del giovane Werther” non sembrano apparentemente due temi che possano andare a braccetto senza qualche contrasto. Perché se e vero che il cibo ha un potere sedativo sulle ansie e i dolori quotidiani, uno scrittore che raccontava di giovani talmente consunti dai propri sentimenti da decidere di abbandonare la vita non poteva certo essere un amante della buona tavola.
Il piacevole testo A tavola con Goethe di E. Grasdforf e Peter Brunner (Guido Tommasi Editore) ti fa scoprire, invece, i gusti culinari del grande scrittore che intesseva con la sgrammaticata moglie una fitta corrispondenza carica di menzioni a: cosciotti, vini, verdure e piedini di maiale. Secondo quanto racconta l’amico Holtei: ...parlava molto e non beveva di meno; tant’è vero che alla sua penna si devono degli allegri Trinklieder, canzoni conviviali, composti per ravvivare pranzi, banchetti, bevute e spuntini.
Qualche curioso e attento lettore del grande scrittore tedesco potrebbe trarre un certo godimento dallo scoprire che Goethe era anche Johann Wolfgang, cioè un uomo e non solo uno scrittore. E Johann Wolfgang preferiva il formaggio al dessert, e rimaneva inchiodato alla tavola da pranzo fino a pomeriggio inoltrato. Ed è proprio quest’ultimo dato biografico-culinario che ci induce a riformulare la nostra asserzione iniziale, e a sospettare che per scrivere di giovani consunti da violente passioni amorose bisogna farlo a stomaco pieno!!
Il merito di A tavola con Goethe è quello di aver raccolto le antiche ricette tedesche, riportando tutti gli opportuni adattamenti per fare in modo che siano tranquillamente riproducibili anche oggi. Già, perché alcuni ingredienti per quanto evocativi della ricercatezza di quella cucina sono oggi divenuti quasi introvabili. E in alcuni casi, come quello della mammella di vacca, piuttosto che raffinatezza di palato, evocherebbero snobistici storcimenti di naso. Altri ingredienti, invece, erano utilizzati pochissimo nelle ricette tedesche di quel tempo, come, ad esempio, i pomodori, che forse dovevano apparire ancora esotici, se, come scopriamo leggendo il libro, si attribuivano loro nomi come: mela del paradiso e mela dell’amore.
Scorrendo le varie ricette tedesche si prova anche una certa nazional soddisfazione nello scoprire che Goethe non poteva più fare a meno del parmigiano sui maccheroni. Poi, però si finisce per inorridire apprendendo che la cottura dei maccheroni prevedeva che li si coprisse interamente d’acqua, lasciandoli pigramente a sobbollire per circa un’ora. Una volta in tavola, più di qualche commensale si sarà ben chiesto che fine avessero fatto i maccheroni!
Molte delle ricette tedesche riportate nel testo sono a base di pesce, in particolare di trota, e di carne, spesso in salamoia o affumicata, dato che all’epoca erano questi i migliori procedimenti di conservazione. Notevoli sono anche i tanti dessert: dalla torta di ciliegie alle cialde alla cannella, dal pan di zucchero alla torta di pane nero, fino alle pastine di zucchero che già solo il nome infonde una certa dolce consolazione.
Vi è riportata persino una ricetta frutto dell’estro creativo dello stesso Goethe: i cetrioli in conserva. Per la preparazione del gelato invece, visto che non esistevano le gelatiere, si utilizzava un ingegnoso metodo che consisteva nell’immergere la crema in contenitori pieni di cubetti di ghiaccio e sale, utilizzato per velocizzare il processo di refrigerazione.
E, se dopo aver letto tutte queste ricette tedesche siete un po’ indecisi su quale provare, alla fine del volume Goethe in persona vi suggerisce i menù giusti come quello quasi in poetica rima comprendente: minestra di sagù e trota in blu, arrosto d’oca e torta sabbiosa!